Negli anni Ottanta Elisabet Sahtouris raccontò a storia dell’umanità nel suo libro “La Danza della Vita”. Il testo prende le mosse dall’idea che viviamo non sulla superficie vivente di un pianeta, ma su una una creatura vivente di cui siamo parte: la Terra, o Gaia. Questa prospettiva sfida la nostra concezione dell’esistenza in ogni campo e ci invita a rivedere le nostre prospettive. Anche per questo vale la pena di riprendere in mano il libro di Elisabet Sahtouris.
J. E. Lovelock scienziato indipendente, ambientalista e futurista, noto per aver proposto l’ipotesi Gaia, che postula che la Terra funzioni come un sistema autoregolato. Nell’introduzione al libro di Elisabet Sahtouris scrive:
“Ella si è preoccupata di imparare direttamente dalla natura altrettanto bene che dalle crescenti conoscenze sulla natura che si vanno accumulando. […] Quando incontrai Elisabet, avendo accettato il suo invito a ricercare le radici di Gaia in Grecia, riconobbi in lei un’affinità spirituale. Aveva abbandonato l’accademia per uno stile di vita semplice, in quel tipo di ambiente naturale che ci avvicina alla comprensione del nostro pianeta e della nostra specie; fu libera di sviluppare la sua concezione di Gaia attraverso una sintesi tra la conoscenza scientifica e la personale esperienza della natura. […]. Quando lessi il suo lavoro durante la stesura, potei assicurarle che non avrebbe mai potuto fare niente di simile in un limitante ambiente accademico.”
Tutto questo rimanda a quanto sia importante la dimensione sottile e impalpabile dei venti e delle acque. L’anelito dell’autrice alla tranquillità del luogo non è solo un desiderio romantico, la connessione con la natura è per lei una necessità fisica, corporea, materiale, da cui trae forza, ispirazione e insegnamento.
La differenza tra un pianeta con la vita su si sé e un pianeta vivente è, in un primo momento, difficile da comprendere.
Natura e Cultura
Nel mondo naturale non esiste confine o separazione, ogni aspetto della realtà è natura, tutto si compenetra. Noi siamo natura. I frutti della creatività umana sono “natura”. Anche se non amiamo ammetterlo, la tecnologia stessa è natura. Come sottoline l’autrice, paradossalmente sono proprio gli strumenti tecnologici che ci hanno permesso di ritrovare una visione organica della realtà.
“La stessa tecnologia che ci permette di effettuare ricerche nello spazio ci ha permesso di cominciare a vedere la reale natura del nostro pianeta, per scoprire che esso è vivo e che è il solo pianeta vivo che ruota intorno al Sole. […] Siamo stati impressionati dai resoconti degli astronauti secondo i quali la Terra sembrava dallo spazio un essere vivente e noi stessi siamo stati colpiti dalla sua viva bellezza, quando le immagini visive furono per la prima volta davanti ai nostri occhi. Ma è stato necessario molto tempo per accumulare prove scientifiche che la Terra è un pianeta vivo piuttosto che un pianeta con sopra la vita, e molti scienziati continuano a resistere a questa nuova concezione a causa delle sue profonde implicazioni di cambiamento in tutti i rami della scienza, per non parlare di tutta la società.”
Oltre ad essere un libro ispirato e profondo, la Danza della Vita, è un testo rigoroso e scientifico, e queste due anime si fondono in una visione che offre una nuova e stimolante prospettiva sulla vita nel suo insieme.
“Proprio come i nostri corpi continuamente rinnovano e riequilibrano i costituenti chimici nella nostra pelle e nel sangue, nelle nostre ossa e nei tessuti, così la Terra continuamente rinnova e riequilibra i costituenti chimici nella sua atmosfera, nei mari e nei suoli. […] Certamente è sempre più ovvio che non stiamo studiando la natura meccanica della nave spaziale Terra, ma la fisiologia di autocreazione e automantenimento di un pianeta vivo.[…].
Riguardo al nome scelto per riferirsi all’idea di pianeta vivente, l’autrice precisa le sue intenzioni e prende le distanze dalle visioni romantiche o religiose che potrebbe evocare. Questa presa di posizione è necessaria perchè non si perda di vista i passaggi filosofici e scientifici fondamentali che hanno portato alla definizione di “pianeta vivente”
“Il nome Gaia non intese mai suggerire che la Terra fosse un essere femminile – la reincarnazione della Gran Dea o della stessa Madre Natura – o dare inizio ad una nuova religione, anche se difficilmente ci avrebbe danneggiato adorare il nostro pianeta come il più grande Essere la cui esistenza avevamo intuito da tempo immemorabile. Si intese semplicemente stabilire il concetto di una Terra viva, in contrasto con una Terra con sopra la vita.”
Una nuova visione di Noi nel mondo
La necessità di una visione del mondo è anche la necessità di una nuova visione di Noi nel mondo. È uno spostamento prospettico complesso perché coinvolge contemporaneamente diversi piani: fisico, emozionale, mentale, spirituale. Non è come passare dalla carrozza alla locomotiva. Il mutamento in corso è di portata epocale.
Lo sentiamo dire da tempo e da più parti ma cosa significa veramente?
“La storia della danza di Gaia viene ri-raccontata quando uniamo i dettagli scientifici, alla danza della vita del nostro pianeta. Nel suo contesto, l’evoluzione della nostra specie assume un nuovo significato in relazione a tutto. Non appena noi afferriamo veramente la realtà scientifica dell’organismo gaiano e della sua fisiologia, la nostra intera visione del mondo e il nostro operare sono destinati a cambiare profondamente, rivelando la via per risolvere quelle cose che ora appaiono essere i nostri più grandi e insolubili problemi.”
Comprendere che siamo ospiti di un organismo vivente può alterare profondamente anche la nostra visione dell’economia e della politica.
“Può essere sorprendente che la natura abbia qualcosa da insegnarci sulla cooperazione economica e politica. I sociobiologi, che ci hanno riferito molte cose negli ultimi decenni intorno all’eredità animale dell’umanità, ci hanno presentato una immagine a fosche tinte, attribuendo alla nostra eredità evolutiva il fatto che non vi sarà mai rimedio alle nostre brame territoriali e all’aggressione reciproca e che non vi sarà fine all’avidità economica e alla lotta politica. Ma […] i sociobiologi hanno presentato un quadro ingannevole, ingannevole quanto la visione di quei più antichi scienziati secondo cui tutta l’evoluzione naturale era “rossa di sangue nei denti e negli artigli”, era una dura e competitiva battaglia tra individui su cui abbiamo modellato la nostra società moderna.”
La visione conflittuale della vita appartiene ad un epoca che sta tramontando, anche se ci basta accendere il televisore o leggere un giornale per vedere infrante le nostre aspettative. Questo avviene principalmente perché la quota di mondo che sta fallendo nel suo obiettivo di plasmare la realtà attraverso la sua visione non riesce a lasciare la presa. Tutto ciò che danno per certo sta franando davanti ai loro occhi, sollevando enormi interrogativi e paure.
“I filosofi che costituiscono il riferimento culturale del momento riconoscono che le fondamenta della nostra conoscenza stanno vacillando, che la nostra comprensione della natura come macchina non può più essere sostenuta a lungo. Ma quelli che sono attaccati alla vecchia concezione temono seriamente che tutta la vita umana crollerà in mancanza di un solido fondamento della nostra conoscenza della natura che abbia come punti di riferimento la matematica o le leggi della fisica.”
Tutto questo ci destabilizza?
Il timore del crollo delle basi su cui poggia la scienza moderna ha molti risvolti e ramificazioni. In quest’epoca di scientismo acuto ogni nostra percezione, per essere accettabile anche a noi stessi, deve essere validata, misurata, pesata, e non deve presentare contraddizioni con il modello convenzionale di realtà. La nuova prospettiva emergente destabilizza a livello profondo l’intera struttura della psiche, pur rivelando uno scenario tutt’altro che apocalittico.
“La nuova visione gaiana della nostra Terra in evoluzione mostra, al contrario, un’intricata rete di mutua dipendenza cooperativa, l’evoluzione di uno schema dopo l’altro che armonizza interessi conflittuali. I modelli dell’evoluzione ci mostrano il creativo mantenimento della vita in tutta la sua complessità.”
Un mondo che coltiva e promuove le diversità
La complessità viene spesso intesa come “complicazione”, si crede quindi che si trstti di un inutile tendenza a deviare da un percorso lineare diretto e più efficente. questo ci porta a tagliare fuori aspetti chiave con il risultato di avere un immagine inadeguata e spesso falsa di ciò che vorremmo comprendere. Complessità vuole anche dire diversità, e il tema della diversità e del rispetto e dell’iclusione, è a dir poco un’argomento sempre più importante da afrontare.
“La diversità è importantissima per la natura, ma noi uomini sembriamo disperatamente ansiosi di eliminarla, in natura ed in ogni altro campo. Questo è uno dei più grandi errori che stiamo facendo. Noi riduciamo ecosistemi complessi ad un’unica “economia” di raccolto, e facciamo tutto ciò che è in nostro potere per persuadere o forzare gli altri ad adottare il nostro linguaggio, i nostri costumi, le nostre strutture sociali, invece di rispettare i loro. Tali comportamenti ci impoveriscono e ci indeboliscono…”
E tale debolezza si sta manifestando in modo sempre più evidente. La fisiosfera, la biosfera e la noosfera sono in profondo squilibrio. È una crisi di crescita? L’umanità sta passando dall’adolescenza all’età adulta? Questa è la tesi che viene presentata dall’autrice, e come passeremo all’età adulta dipende da quanta forza prenderà la visione del mondo come unità vivente e interconnessa.
Preparare il terreno per un futuro più felice
La Danza della Vita è stato scritto alla fine degli anni Ottanta, quando il muro di Berlino era appena crollato e l’Europa era inconsapevole della crisi di transizione che si stava aprendo. Oggi, mentre nuovi muri stanno sorgendo ovunque, i confini si irrigidiscono e le frontiere si armano, sonoopere come questa che ci aiutano ad attraversare la notte.
“Lo scopo di questo libro è di aiutare a preparare il terreno per un futuro più felice e sano grazie alla comprensione della nostra relazione col sistema gaiano che ci ha generato e di cui siamo parte, un grande essere che, per quanto ci possa spiacere, non è in nostro potere dominare e controllare. Noi possiamo danneggiarlo, ma non possiamo farlo funzionare; faremmo quindi meglio a provare a capirlo, a pensare a ciò che stiamo facendo e a ciò che possiamo fare.”
Sono passati quarant’anni da queste parole e la situazione purtroppo è tutt’altro che migliorata.
Abbiamo sempre più strumenti tecnonogici ma non solo, eppure l’immobilismo prevale. È come se fosse in corso un braccio di ferro tra il vecchio e il nuovo mondo; le prospettive riduzionistiche continuano a dominare su quelle più aperte, creative e potenzialmente evolutive.
Abbiamo bisogno di una prospettiva sulla realtà più ampia e più profonda
Per questo è fondamentale importanza allargare lo sguardo e andare oltre gli apparenti limiti della situazione attuale, per vederla come parte di un processo in divenire. Quello che verrà lo possiamo cogliere con un movimento opposto, guardando all’infinitamente piccolo, alla molteplici iniziative disseminate sul pianeta da parte di persone che conservano coltivano e diffondono i semi del cambiamento.
Buona Vita, Monica.
La danza della vita. Gaia, dal caos al cosmo. Elisabet Sahtouris. Ed. Scholé Futuro
Ps: Spero che la casa editrice rimetta presto in stampa questo prezioso testo visto che è quasi introvabile.
NB: tutte le citazioni sono tratte dal primo capitolo dell’edizione italiana