Dopo aver abitato la terra per circa 200.000 anni, la nostra specie, l’Homo Sapiens, vive oggi una frase cruciale, in cui si decide il suo futuro. Ad affermarlo è un corpus in continua crescita di ricerche che spaziano dalla geologia alla climatologia, dalla psicologia dall’antropologia fino alla ricerca spirituale, passando per la tecnologia, l’economia e l’ecologia.
Di fronte a questi dati l’umanità paventa da un lato il rischio di precipitare nell’abisso delle sue contraddizioni, mentre dall’altra scorge l’opportunità di spiccare il volo verso una nuovo livello della sua evoluzione. Come propendere verso la seconda possibilità?.
Sapere (o intuire) di vivere in un’epoca storica tanto cruciale, può diffondere un senso di incertezza. È ciò che provano moltissime persone, tanto è vero che nelle cosiddette società avanzate contemporanee si registra un incremento eccezionale dei disturbi legati all’ansia e alla depressione.
“Noi moderni disponiamo di un arsenale di tranquillanti e antidolorifici ma le nostre aspettative di benessere e piacere e la nostra tolleranza verso disagi e fastidi sono cresciuti in tale misura che probabilmente soffriamo molto di più dei nostri antenati.” Yuval Noah Harari
È perché siamo semplicemente più fragili dei nostri avi o c’è qualcosa di più?
In realtà, c’è molto di più. Di fronte alle questioni globali che minacciano il nostro futuro, ci chiediamo per quale motivo, nonostante l’impressionate evoluzione scientifica e tecnologica conseguita dall’umanità, sembri impossibile trovare i rimedi di cui abbiamo tanto bisogno. È come se l’umanità fosse incagliata nelle sue antiche incoerenze, primitivi di fronte a problemi moderni.
In parallelo qualcosa si muove. Fuori dai radar della informazione mainstream un numero sempre maggiore di pensatori e attivisti indipendenti produce in tutto il globo un mosaico di istanze orientate al superamento degli schemi individuali e collettivi che segnano i nostri tempi. È un fermento di sensibilità, azioni e pensieri “alternativi” che coinvolgono una folla sparpagliata. L’autore Paul Hawken ha descritto questo moto collettivo come “moltitudine inarrestabile”, qualcun altro come “un movimento che nessuno ha notato, nemmeno le persone coinvolte”.
Questo fenomeno, seppure macroscopico, è solo una manifestazione parziale di quello che sta succedendo realmente. Il quadro è più ampio ancora e, se è difficile vederlo nel suo insieme, è perché stenta ad emergere al di fuori di certi ambienti. Ambienti in cui si studia l’evoluzione della coscienza umana.
Per quanto la capacità
immaginativa degli animali
sia sorprendente, la capacità di comunicare ciò che si immagina
è propria degli esseri umani.
L’attuale fase evolutiva dell’umanità
L’umanità si sta evolvendo anche in questa fase storica? La risposta è sì, con una importante precisazione: l’evoluzione è del tutto naturale e spontanea e procede dalla notte dei tempi.
L’Homo Sapiens, tuttavia, vanta una possibilità in più. Se ogni creatura sul nostro pianeta si evolve, l’essere umano lo fa con particolare efficienza, perché il suo divenire non è soltanto di carattere fisiologico, ma anche cognitivo, culturale, sociale, ecc. L’uomo, una volta raggiunto un certo livello evolutivo, può decidere consapevolmente di progredire ulteriormente.
Può evolversi non per caso, ma per scelta. È una opportunità che si offre potenzialmente a ciascuno di noi, una scelta davanti alla quale molti sono oggi esposti, con la possibilità, in seconda istanza, di contribuire alla evoluzione collettiva.
L’umanità si trova oggi sul margine di un salto evolutivo critico, è questa non è immaginazione, ma un fatto dimostrabile. Comprendere che possiamo dare un contributo è probabilmente una delle chiavi di volta più significative per chi guarda al futuro sia con preoccupazione che con speranza.
Siamo testimoni di un cambiamento d’epoca senza precedenti e possiamo prendervi parte.
Dalla competizione alla collaborazione
Abbiamo sopra affermato che ogni individuo, una volta raggiunto un certo livello evolutivo, possa decidere consapevolmente di andare oltre, di crescere ulteriormente. Che cosa vuol dire?
Che da un lato l’evoluzione è un processo naturale che avviene per gradi – e nessun grado può essere saltato – e che dall’altra oggi sempre più persone hanno la possibilità di accedere a un livello successivo.
I problemi non possono essere risolti allo stesso livello
di pensiero che li ha generati.
Albert Einstein
Per risolvere i grandi problemi attuali occorre è passare a un altro livello. Ma come?
Questo è uno degli aspetti più interessanti. Contrariamente a quanto siamo abituati a pensare, la via non passa attraverso un nuovo approccio verso la vita che rinneghi e rimpiazzi quelli precedenti, come finora è avvenuto all’emergere di ogni nuova fase della storia umana. Ciò che ci aiuterà è nuovo modo di vedere la realtà. Una nuova angolazione? No, bensì una apertura a tutte le angolazioni possibili.
Ecco perché questo approccio viene definito visione integrale, o multi-prospettica.
La visione integrale afferma che in ogni punto di vista possibile è contenuta una porzione di verità. Occorre includere all’interno della nostra, ogni altra prospettiva, ogni altro modo di vedere il mondo.
“Non cambierai mai le cose combattendo la realtà attuale.
Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo
che renda la realtà obsoleta.”
Richard Buckminster Fuller
La visione integrale non si pone in contrasto con l’una o l’altra visione del mondo, ma le considera tutte parte di una prospettiva a 360°, la sola mediante cui sia possibile evolverci ulteriormente e giungere alle soluzioni che cerchiamo, e che quest’epoca impone. Non uno spicchio di realtà, ma tutte le sue parti. Non una finestra, ma una visione integrale, in cui i diversi approcci non si combattono, ma cooperano. Ma cosa intendiamo con visione del mondo?
Una visione del mondo integrale
È dimostrato e universalmente riconosciuto che dalla preistoria a oggi la coscienza umana si sia evoluta attraverso un percorso che potremmo definire di apertura a una gamma sempre vasta di prospettive diverse. Da una visione molto rudimentale e ristretta a una sempre maggiore inclusione di altri punti di vista, di altre interpretazioni. Le fasi principale secondo Jean Gebser, a cui si è ispirato Ken Wilber, possono essere distinte in:
arcaica
magica
mitica
razionale
pluralista
integrale
Non occorre in questo momento spiegare a che cosa corrispondano di preciso tutte le fasi, avremo occasioni per farlo. Molto sommariamente, possiamo affermare che a ciascuna è corrisposto un periodo storico, con la sua peculiare visione del mondo. Ad esempio, se la visione del mondo medievale (mitica) era imbevuta di fede e mistero, successivamente l’umanità passò a una visione che poneva la ragione al centro della sua mappa della realtà (visione formale o acquisitiva).
Come scrive Elisabet Sahtouris nel suo libro “La danza della vita: “Attraverso il Medioevo, il Rinascimento e la più recente età dei lumi, come documenta Carolyn Merchant ne “La morte della Natura”, persisteva una fede nella natura viva, personale e misteriosa, specialmente nella tradizione dell’alchimia. La scienza moderna, nella sua evoluzione, eliminò quest’idea per sostituirla con la fede nella natura vista come meccanismo impersonale e che doveva essere portata sotto il dominio umano dalla comprensione razionale e dalla descrizione matematica.”
Al termine del tardo medioevo per la prima volta l’umanità abbracciò l’idea rivoluzionaria che in ogni uomo fosse presente una forza in grado illuminare il mistero della realtà, fornendo risposte inedite, non incluse nelle scritture: questa forza era, ed è, la ragione.
A noi, uomini del XXI secolo, può sembrare normale confidare nel potere della nostra intelligenza logico-razionale, ma all’epoca passare da una mentalità basata sulla fede a una fondata sulla ragione rappresentò un salto evolutivo gigantesco. Se prima la coscienza degli uomini disponeva di una piccola finestra da cui guardare alla realtà, ora quella finestra era stata allargata per sempre. “Cogito Ergo Sum”. Penso, dunque sono. E niente fu mai più come prima.
René Descartes, uno dei padri fondatori della scienza moderna, inventò una nuova matematica, insieme ad una intera nuova interpretazione della visione del mondo scientifico-religiosa. In questa visione, Dio non fu solo un matematico, ma un Grande Ingegnere. Elisabet Sahtouris
La visione da cui emerge il mondo in cui viviamo, fondato sulla scienza e costruito dagli ingegneri, è il frutto di quel salto evolutivo nella coscienza umana. Nel corso degli ultimi secoli, essa ha dato alla nostra specie un potere straordinario, forse eccessivo, quello di determinare per la prima volta la propria sopravvivenza o estinzione.
In tempi più recenti, dalla visione formale (che afferma il primato della ragione e ha plasmato l’era moderna) è affiorata evolutivamente una visione del mondo più pluralista, che considera di pari valore ogni punto di vista, tanto da affermare che non ci sia alcuna verità al di fuori di quella culturalmente determinata di volta in volta. È il punto di vista postmoderno, che pone sullo stesso piano ogni visione, discriminando però tutte quelle che contraddicono il suo pluralismo. Insomma, ogni punto di vista è di pari valore, eccetto tutti quelli che ne sostengono uno solo.
E noi postmoderni dove siamo arrivati?
Ci troviamo da un lato all’alba di un nuovo livello, dall’altra al tramonto di un ciclo evolutivo cominciato nella preistoria, quando l’Homo Sapiens altro non era che un animale fra altri animali, benché con abilità cognitive particolarmente sviluppate. È la fine della adolescenza dell’umanità
Questo ciclo, cominciato circa 200.000 anni va verso due possibili conclusioni. La prima positiva, con un nuovo salto evolutivo, la seconda negativa, se questo non avverrà. Nel secondo caso faremo la fine degli adolescenti autodistruttivi, che si schiantano a bordo dei loro bolidi o assumono sostanze letali fino a morirne. Nel primo caso, viceversa, usciremo dalla nostra adolescenza, travagliata e conflittuale com’è prevedibile, ed entreremo finalmente nella maturità della specie umana. Perché ciò si verifichi è necessario comprendere che la scelta dovrà essere attiva. Tale evoluzione è possibile solo se consapevole. Ma come compierla?
Come compiere una evoluzione consapevole?
La visione integrale si sta diffondendo in tutto il mondo. Sempre più persone sentono di esserne fortemente attratte, hanno l’impressione di avere finalmente trovato ciò che stavano cercando e la approfondiscono mossi da una curiosità che il più delle volte è il sintomo di un bisogno interiore. Infatti, di solito ne risultano affascinate le persone entrate in una fase della loro vita che richiede un ulteriore progresso evolutivo. Una evoluzione consapevole.
Chi inizia a scopre la visione integrale quello che prova è una sensazione di serenità; all’improvviso tutto quello che sembrava inesplicabile e contradditorio diventa chiaro, comprensibile. E non solo a un livello mentale, emotivo o spirituale, ma a tutti questi livelli contemporaneamente. Si comincia a vedere la realtà in maniera più completa integrata e significativa, e questo regala una grande sensazione di pace.
Questa senzazione nasce spontaneamente quando iniziamo ad indossare le lenti interali, ma non vuol dire che si assume una posizione neutrale e distaccata, che non si provano più le emozioni di sempre. Semplicemente avendo acquisito una mappa, una bussola ci orientiamo meglio nelle situazioni di tutti i giorni, affrontiamo i problemi con un’atteggiamento aperto, curioso e rispettoso delle differenze.
“Nessuno è così intelligente
da avere sempre torto.”
Ken Wilber
La tendenza a polarizzare piano piano viene sostituita da un atteggiamento inclusivo, che però non è cieco alle differenze, riconosce le prospettive più ristrette e riduttive come dinamiche, come fasi che esprimono verità significative anche se parziali.
Questa nuova modalità o prospettiva si manifesta nella pratica. Solo agendo nelle nostre vite in base ad una visione più ampia inclusiva ed empatica è possibile rendere obsoleto il precedente modello.
Una teoria del tutto
La Teoria Integrale del filosofo Ken Wilber ci aiuta ad accedere ad una capacità di assumere una prospettiva multipla, per risolvere i vecchi problemi con soluzioni che prima non erano accessibili alla nostra coscienza. È una risorsa inedita a disposizione degli individui e della società, e aiuta a migliorare la propria vita e quella collettiva.
Ma attenzione, tutto questo non sarebbe stato possibile prima di questa epoca per molti versi confusa, ma anche incredibilmente ricca di possibilità. Occorreva raggiungere un livello di gestione della complessita della realtà, che l’umanità in precedenza non avevaancora maturato. Perché? Per via di una visione del mondo, che era necessariamente più ristretta, come abbiamo visto.
La conoscenza oggi è di per sé globale è il prodotto di una svolta storica avvenuta negli ultimi decenni, quando il nostro accesso alla conoscenza è diventato quasi istantaneo. Le nuove tecnologie hanno reso possibile accedere all’esperienza, alla saggezza e al pensiero delle maggiori civiltà umane premoderne, moderne e postmoderne che oggi sono a disposizione di tutti. La domanda sorge spontanea:
“Che cosa accade se prendiamo tutto quello che le differenti culture ci dicono riguardo al potenziale umano – in merito alla crescita spirituale, psicologica, sociale – e disponiamo tutto questo su un tavolo? Cosa succede se proviamo a trovare le chiavi critiche essenziali al progresso umano, basate sulla somma totale della conoscenza umana a noi disponibile?
E cosa succede se tentiamo utilizziamo, sulla base di approfonditi studi interculturali, tutte le grandi tradizioni del mondo e con queste creiamo una mappa che include tutto, una mappa integrale che comprende gli elementi migliori provenienti da tutte queste conoscenze?” Ken Wilber
È questa è la sfida che abbiamo di fronte. Wilber, e molti altri filosofi e filosofe integrali che hanno seguito le sue traccie, hanno accettato questa la sfida. La metodologia pluralistica integrale si sta rivelando essere una chiave utile per favorire il prossimo balzo evolutivo a livello personale e collettivo. Ne parleremo più a fondo nei prossimi articoli
Buona vita, Monica